A partire dalla crisi finanziaria in poi, sempre più aziende americane hanno deciso di legare i compensi del proprio amministratore delegato alla performance del gruppo, tuttavia non è sempre vero che stipendi più alti equivalgono a risultati migliori.
Una soluzione, questa, discutibile. Tutto sommato, però, pare funzionare. Perché?
Ad esaminare compensi e ritorni di 300 aziende americane è il Wall Street Journal, nel suo rapporto annuale sui ceo americani.
I compensi totali mediani dei 300 ceo presi in esame dal quotidiano finanziario sono saliti del 13,5% a 13,6 milioni di dollari e circa due terzi di questi sono legati alla performance. Il più pagato è il numero uno di Liberty Global, Michael Fries, con 112,2 milioni di dollari, il 139,4% in più rispetto all’anno precedente (gli azionisti della società hanno avuto ritorni del 13,3%). In generale, gli amministratori delegati hanno incassato cifre più alte quando anche gli investitori hanno guadagnato di più: i ceo delle dieci società che hanno avuto performance migliori hanno visto salire i propri compensi rispetto all’anno precedente, mentre i dieci che hanno avuto risultati peggiori si sono visti tagliare lo stipendio.
Detto questo, ci sono alcune discrepanze. Solo uno dei dieci amministratori più pagati (Brent Saunders della ex Actavis, ora ribattezzata Allergan plc dopo la fusione con il produttore del Botox) è tra quelli che hanno avuto performance in assoluto migliori. Inoltre, due dei dieci amministratori delegati più pagati (Philippe Dauman di Viacom e Jeffrey Immelt di General Elctric) hanno visto salire i propri compensi anche se il valore creato per gli azionisti è calato.