E’ sfumato proprio in questi giorni l’ accordo, a lungo cercato, tra la Svizzera e gli Stati Uniti d’ America, in merito alla possibilità che una decina di banche elvetiche, accusate dalle autorità fiscali americane di aver aiutato alcuni cittadini Usa a frodare il Fisco, si sottomettessero al pagamento di una multa da 20 miliardi di euro per risolvere la questione.
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La Camera dei Deputati elvetica ha infatti respinto, con un totale di 126 voti contro e 67 a favore, la possibilità dell’ accordo con il Dipartimento americano della Giustizia. E’ rimasta dunque molto delusa dall’ intera vicenda Eveline Widmer-Schlumpf, il Ministro delle Finanze svizzero, che attraverso una serie di lunghi negoziati aveva cercato di evitare il peggio alle banche del Paese.
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Ora, infatti, le prospettive per le banche “imputate” di frode dagli USA non sono delle più rosee: si potrebbe aprire un secondo caso Wegelin, quello dell’ istituto di credito svizzero – la più antica delle banche svizzere, in realtà – costretto a chiudere per un simile fatto internazionale.
Sembra, tuttavia, che, non tanto l’ entità della multa abbia dissuaso gli elvetici dalla sigla dell’ accordo, ma piuttosto la proposta della consegna di una grande quantità di documenti sensibili. Gli svizzeri, infatti, non vogliono creare un precedente cui potrebbe appellarsi anche l’ Unione Europea.