Dalle ultime analisi i precari della Pubblica Amministrazione sono 260.000 (130.000 precari nella scuola, 115.000 nella sanità e enti locali e 15.000 nelle amministrazioni centrali) tutti con contratti ascrivibili alla categorie flessibili, per i quali non è possibile pensare ad una stabilizzazione di massa.
Non c’è alcuna possibilità di una risoluzione immediata della situazione, che dovrà essere affrontata con gradualità, onde evitare di andare contro il dettato costituzionale e, soprattutto, evitare di chiudere l’accesso ai giovani alle pubbliche amministrazioni.
In prospettiva dobbiamo pensare a una migliore allocazione del personale e a migliore produttività dell’amministrazione pubblica.
Tra le varie soluzione che sono allo studio del ministero è la possibilità, per il personale in eccedenza sulla base della spending review, di andare in pensione con le vecchie regole, solo nel caso, però, in cui abbiano i requisiti minimi richiesti entro il 2014.
E’ uno strumento di gestione delle eccedenze. Abbiamo avuto per decenni riorganizzazioni nel privato a carico del pubblico. Ci sono state masse di dipendenti che sono passate a carico della spesa pubblica con le riorganizzazioni industriali. Che lo Stato per riorganizzare sé stesso possa procedere alla gestione delle eccedenze anche mandando in pensione persone con requisiti diversi non lo trovo scandaloso.