L’approdo di Netflix in Italia cambierà qualcosa nel complesso e frammentato panorama video del nostro Paese? Difficile dire oggi quali possano essere le conseguenze più immediate.
Di certo l’arricchimento dell’offerta legale è un vantaggio per gli utenti, che non chiedono altro che avere più film e serie tv di grande qualità visibili a un prezo ragionevolmente basso. E il prezzo è uno dei “volani” fondamentali attraverso i quali Netflix si è affermata nel resto del mondo e che, certamente, potrà servire a far decollare il servizio anche in Italia.
Il prezzo dovrebbe aggirarsi attorno agli 8 euro mensili, per avere a disposizione l’intero catalogo, un costo davvero contenuto per un’offerta che, per chi conosce l’inglese, è davvero ampia. Già, ma quanti conoscono l’inglese o sono disposti a vedere un film con i sottotitoli. Pochi, o pochissimi, un numero non consistente, o almeno non grande abbastanza per poter far timore ai concorrenti, come Mediaset o Sky, che hanno i loro servizi on demand e on line con molti film e serie tv.
Ma Netflix non scende in campo per pareggiare o per attendere tempi migliori, Hastings ha sempre guidato la sua azienda verso la vittoria, non è abituato a non essere un “disruptor” dei mercati in cui arriva. Quindi? Quindi c’è da supporre che abbia immaginato una strategia diversa per il mercato italiano, già abbondamentente affollato e rigorosamente legato, anche per i prossimi anni, ad un pubblico che parla solo e soltanto italiano. La più probabile, e per molti versi la più interessante, è che Netflix punti a realizzare contenunti originali italiani in tempi relativamente brevi e che, allo stesso tempo, offra condizioni migliori ai produttori cinematografici per far in modo che portino il loro contenuto sulla piattaforma, per accelerare il cambio di percentuale di prodotto italiano, che all’inizio sarà sbilanciato fortemente verso quello in inglese, 80 contro 20 per cento.