C’è da fare una premessa, quantomeno necessaria. Si tratta di un periodo di transizione, denso di investimenti per espandersi in tutto il globo.
Tuttavia, la delusione degli analisti è palese. I costi per portare la televisione in streaming in giro per il mondo abbattono i profitti di Netflix, il numero uno dello streaming di film e spettacoli. Il colosso americano delle trasmissioni via web, fresco di trattativa con la Rai per assicurarsi una ventina di titoli dai quali è rimasto escluso il boccone pregiato del Commissario Montalbano, ha deluso gli investitori alla pubblicazione dei conti: il suo bilancio trimestrale ha visto profitti dimezzati a 29,4 milioni di dollari in presenza di costi in aumento per l’espansione internazionale e i contenuti. Gli utili sono stati di 7 centesimi per azione rispetto agli 8 stimati dagli analisti.
Le entrate sono lievitate del 23% a 1,74 miliardi, a loro volta leggermente inferiori ad attese di 1,75 miliardi. Per ovviare ai nuovi costi la società la scorsa settimana ha alzato di un dollaro il prezzo del servizio di base negli Usa, a 9,99 dollari al mese. Nel dopo mercato il titolo, che è in rialzo del 72% da inizio anno, ha ceduto circa il 4 per cento.
Gli abbonati negli Stati Uniti sono aumentati di 880.000 unità nel trimestre, meno degli 1,15 milioni pronosticati a luglio. Il numero totale di nuovi abbonati ha tuttavia battuto le previsioni, 3,62 milioni contro 3,55, grazie all’espansioneall’estero dove la società ha aggiunto 2,74 milioni di utenti contro i 2,4 milioni attesi. Il totale degli abbonati su scala mondiale a fine settembre era di 69,17 milioni. Le attività internazionali hanno però più che raddoppiato le perdite a 68 milioni.