La Norvegia appare in netta difficoltà per il calo dei corsi petroliferi, dai quali proviene gran parte della sua ricchezza.
Così, il Paese cerca di dare ossigeno all’economia dando il via a un nuovo maxi-progetto proprio legato al greggio. Può apparire un controsenso, però d’altra parte è l’unica via che il Paese nordico può percorrere per controbilanciare l’assenza di investimenti da parte delle grandi major petrolifere, che sta avendo riflessi occupazionali preoccupanti per l’economia scandinava.
La Norvegia ha così annunciato di aver dato il via libera allo sviluppo dell’immenso giacimento petrolifero Johan Sverdrup nel Mare del Nord, di cui la sola prima fase è stimata a 12,7 miliardi di euro. Si tratta di un gigantesco progetto, guidato dal gruppo norvegese Statoil, che è una boccata d’ossigeno per il settore petrolifero del paese a fronte del calo degli investimenti dovuti alla flessione dei prezzi del petrolio.
“Lo sviluppo avrà in futuro un significato enorme per l’occupazione e l’attività su piattaforma continentale, così come presso numerosi fornitori a terra” ha dichiarato il ministro del petrolio e dell’energia, Tord Lien, in una nota. La Norvegia, dove gli idrocarburi rappresentano il 20% circa della ricchezza nazionale, risente del calo dei prezzi del greggio al barile che è sceso di oltre la metà nel giro di un anno.
Le compagnie petrolifere hanno tagliato i loro investimenti, più di 20.000 posti di lavoro sono stati soppressi nel settore da inizio 2014, portando il tasso di disoccupazione al 4,3% in maggio, un livello relativamente poco elevato in rapporto agli altri paesi europei, ma mai raggiunto nel Paese da oltre dieci anni.