Il commissario dell’Unione europea Rehn e il presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem hanno avuto buon gioco nel procrastinare le riserve sull’Italia fino al momento in cui si verrà a conoscenza del programma di governo.
In Europa si attendono responsi da Matteo Renzi, e aspettano il momento in cui arriverà a Bruxelles per incontrarsi con i vertici dei “palazzi” europei. E’ un fatto, però, che non si sono limitati a questo, hanno indicato limiti e percorsi delle attuali norme, che non sono tuttavia solo norme astratte, ma rappresentano il collante tra le politiche concordate con i governi dell’Eurozona.
La preoccupazione dei ministri finanziari della zona euro sull’instabilità politica italiana continua.
Si insinua tra le scelte di politica economica e di bilancio nazionali ed europee. La stabilità delle ‘policy’ è la assicurazione che queste saranno effettivamente seguite, attuate.
> Per Fitch l’outlook italiano rimane negativo
Ciò si declina in esiti in termini di deficit e di debito (al netto degli choc esterni). Quanto più si desidera flessibilità tanto più occorre stabilità e credibilità: questa è la visione politica dell’Eurogruppo e della Commissione.
Commissione che ha ribadito, per quanto concerne il debito pubblico, che esso va ridotto, e che il patto di stabilità deve essere rispettato.
Agli Stati, come va ricordato, può essere concesso del tempo in più per raggiungere gli obiettivi di bilancio: si intende il raggiungimento del pareggio in termini strutturali stando sotto il 3% del pil. Rallentare la corsa, dunque è possibile ma ha un costo. Francia e Spagna, che hanno avuto più tempo, lo sanno.