L’Unione europea promuove l’intervento del governo atto a risolvere la grana pensioni dopo la bocciatura della Consulta al congelamento delle indicizzazioni degli assegni decretato dal governo Monti.
Facciamo un piccolo passo indietro, per rammentare i punti salienti della vicenda. Durante la giornata di ieri il premier, Matteo Renzi, ha annunciato un provvedimento (del quale si attendono ancora alcuni dettagli tecnici) che contempla una spesa di 2,18 miliardi, dai 18 miliardi di impatto massimo stimato. “Bene il decreto del governo, che mantiene inalterati gli obiettivi sui conti pubblici”, si commenta oggi da Bruxelles.
La Commissione Ue “accoglie con favore l’impegno del Governo di mantenere i target di bilancio inseriti nella legge di Stabilità 2015”, scrivono da Bruxelles in una nota. Resta da vedere il provvedimento finale, ma “sulla base degli annunci del governo, l’analisi della Commissione del programma di stabilità dell’Italia, basato sulle stime economiche di primavera, rimarrebbe invariato,” aggiunge la nota, che però precisa che “una verifica definitiva dell’impatto del decreto sul bilancio sarà fatta quando il testo ufficiale (del decreto) sarà a disposizione”.
In effetti, l’obiettivo dichiarato del Tesoro guidato da Pier Carlo Padoan è stato proprio quello di evitare uno sconquasso per le casse dello Stato: nel caso di rimborsi da 18 miliardi, ha spiegato in conferenza stampa, l’Italia avrebbe perso la clausola di flessibilità e con un deficit al 3,6% del Pil sarebbe entrata in procedura d’infrazione. Con la previsione di una spesa da poco più di 2 miliardi, che sarà coperta in larga parte dal ‘tesoretto’ contenuto nel Def, si mantiene invece l’asticella del deficit al 2,6% del Prodotto, come comunicato a Bruxelles all’atto della trasmissione del Def e del Programma nazionale di riforma.