Si aggirano dai tre ai settemila euro le cifre che lo Stato potrebbe esser costretto a rimborsare ai pensionati vittime dello stop incostituzionale agli adeguamenti degli assegni al costo della vita, come decretato dal Salva-Italia del governo Monti.
A fornire i numeri è l’Ufficio parlamentare di bilancio, che ha portato in Parlamento alcune simulazioni sugli effetti della sentenza della Corte costituzionale, che ha bocciato il congelamento dell’indicizzazione dei trattamenti previdenziali superiori di tre volte al minimo Inps. Una grana che il Consiglio dei Ministri affronterà lunedì, come ha confermato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Quello dell’Upb resta quindi un esercizio, in attesa di conoscere i dettagli tecnici della soluzione approntata dal governo: di certo si cercherà di limitare l’impatto, adottando criteri di progressività.
L’Upb simula (nel più pessimo tra gli scenari possibili per i conti pubblici) che con la piena restituzione degli arretrati per il triennio 2012-2014, i pensionati con trattamento pari a 3,5 il minino (meno di 1.700 euro al mese) riceverebbero un rimborso di circa 3 mila euro e – a partire dal 2015 – avrebbero una pensione maggiorata di circa 1.230 euro all’anno. La simulazione, come mostra il grafico, si spinge fino ai pensionati con un assegno pari a 9,3 volte il minimo (circa 4.500 euro): in questo caso il rimborso peserebbe ben 7mila euro, cui si somma una maggiorazione degli assegni da 2.831 euro annui a partire dal 2015.
Ma c’è di Più. L’Upb parla di rischio di possibili ‘sovra-rimborsi’. Oltre al danno, una beffa per i conti pubblici che si ritroverebbero a erogare i rimborsi garantendo loro una tassazione agevolata rispetto a quella che si sarebbe applicata se fossero stati adeguati gli assegni normalmente. Anche in questo caso, si tratta di un esercizio che deve esser poi tradotto nei fatti con i tecnicismi che verrano definiti dal Cdm.