Quando le entrate sono in rosso, è opportuno iniettare nuovi liquidi per mantenere un equilibrio. E’ questo il monito che da sempre accompagna la gestione dei grandi gruppi di credito.
Tra questi c’è Credit Suisse, che appare in difficoltà. La banca svizzera registra un calo dell’utile netto del 24% nel terzo trimestre. A seguito di tante indiscrezioni, arriva dunque la conferma sul piano “lacrime e sangue”: ci sarà un rafforzamento patrimoniale da 6 miliardi e ci saranno tagli previsti per 3,5 miliardi.
Oggi è una giornata non facile per i titoli del gruppo, dopo che l’istituto elvetico ha confermato – a valle di un lungo tira e molla su alcune indiscrezioni – il via a una maxi ricapitalizzazione. Il colosso elvetico Credit Suisse ha varato un nuovo piano strategico che punta a tagliare 3,5 miliardi di franchi di costi entro il 2018, ma soprattutto la società ha deliberato un aumento capitale da 6,05 miliardi di franchi svizzeri.
Nel terzo trimestre dell’esercizio in corso, intanto, l’istituto elvetico ha registrato una flessione dei ricavi operativi dell’8%, a 5,98 miliardi di franchi. L’utile netto attribuibile agli azionisti è sceso da un anno all’altro del 24% a 779 milioni di franchi. L’unità di amministrazione patrimoniale ha registrato un afflusso di nuovi capitali di 16,4 miliardi, secondo il rapporto intermedio presentato oggi. Nel terzo trimestre le difficili condizioni di mercato hanno condotto a un indebolimento delle attività delle due divisioni Private Banking & Wealth Management e Investment Banking, ha fatto sapere il ceo Tidjane Thiam.
L’utile ante imposte del gruppo si è attestato nel periodo in rassegna a 861 milioni di franchi, in flessione del 34%. Le attività di banca privata e gestione patrimoniale accusano un calo del 31% a 647 milioni, mentre la banca di investimento presenta un rosso di 125 milioni, a fronte dell’utile di 516 milioni dello scorso anno.