Il paragone con la Gran Bretagna è impietoso. Cosa induce alla fuga lavoratori e imprese?
> In Svizzera è record di occupazione
Sempre più italiani in fuga dall’Italia, imprenditori e liberi professionisti, che lavoravano e quindi contribuivano al gettito fiscale, oggi portano know-how e fatturato all’estero. Dati recenti parlano di 68 mila persone che si sono trasferite all’estero nel 2013, aggiungendosi alle 50mila del 2012. Sicuramente una delle cause è da ricercare nella mancanza di lavoro ma a incidere notevolmente è la pressione fiscale più elevata dei paesi europei a portare molti a fare impresa dove gli stati ingeriscono nelle proprie tasche.
> Sempre più alto il numero delle imprese italiane che trasloca all’estero
A determinare la delusione degli italiani sono soprattutto tre cause. E’ stato infatti ad esempio il focus di un rapporto che l’Ance, l’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili ha portato all’attenzione del Ministero degli Esteri italiano, segnalando come negli ultimi anni sia decisamente aumentato il numero delle imprese di costruzioni italiane che decide di trasferirsi altrove. Per i lavoratori dipendenti: un sistema di lavoro formato di clientelismo, raccomandazioni e completa mancanza di meritocrazia. Gli imprenditori sono stretti dalla burocrazia che frena qualsiasi attività economica. In un contesto del genere è normale che ogni volta che una azienda italiana viene acquistata da una multinazionale estera il fine è l’acquisizione del know how , con conseguente trasferimento all’estero dove il costo della produzione è inferiore.
Continuando ad andare avanti di questo passo l’Italia sta entrando in una spirale senza fine, altro che la “ripresina debole” di cui parla Mario Draghi. Tassazione sul lavoro e spending review devono essere a capo della lista di qualsivoglia politico, fino a quando non se ne prenderà atto l’Italia non uscirà facilmente dal tunnel, a dimostrarlo sono i fatti.