A brevissimo, o almeno così si spera, in Italia si avrà un nuovo Governo, alla cui guida ci sarà Matteo Renzi. Il dibattito politico in questi giorni è più acceso che mai, si discute di come sarà composto il nuovo esecutivo, di chi rimarrà di chi invece potrebbe andarsene e cosa potrà fare ora il nuovo premier, come si discute anche di cosa ha fatto il governo di Letta, durato solo 1 mesi.
Secondo l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, i dieci mesi di governo Letta lasciano come eredità un aumento delle tasse stimato in circa 2,4 miliardi di euro per il 2015 e di un altro miliardo per il 2015.
Questa è la drammatica situazione fiscale tracciata dalla Cia, un futuro davvero poco roseo che spetterà ai cittadini se non verrà mantenuto fede a quanto riporta la Legge di Stabilità che prevede un taglio delle spese per tre miliardi per effetto della famigerata spending review. Se il taglio dovesse realmente azzerarsi, si aprirebbe uno spiraglio per la ripresa dell’economia: su cittadini ed imprese, infatti, graverebbero ben 2 miliardi in messo di tasse e tributi.
Ma ci sono comunque dei fattori che potrebbero lo stesso portare ad un aumento delle tasse anche con la spending review. Da un lato c’è l’entrata in vigore della Tasi la cui aliquota può essere corretta al rialzo dai sindaci a loro discrezione, il che potrebbe comportare un ulteriore salasso per le famiglie che, di conseguenza, sarebbe costrette e ridurre ulteriormente i consumi.
Dall’altro, va considerato che
nel 2014 – spiega la Cgia – buona parte dei 2,4 miliardi di nuove tasse saranno pagate dalle banche e dalle assicurazioni. Quest’ultime, saranno chiamate a versare oltre 2,6 miliardi di euro all’Erario a seguito della svalutazione e delle perdite sui crediti concessi a questi soggetti ai fini Ires e Irap.
E, come già successo in altre occasione, questi aggravi fiscali potrebbero essere riversati sui consumi con un aumento dei costi dei servizi offerte da questi tipi di istituto.