L’International Energy Agency (IEA), l’agenzia di Parigi, che dà informazioni sul mercato ai 29 paesi consumatori aderenti, ritiene che l’eccesso di offerta di petrolio continuerà anche durante il prossimo anno, malgrado una domanda in crescita e un’offerta in calo.
Sono queste le conclusioni a cui giunge nel suo report mensile, dove contempla per quest’anno un aumento della domanda di 1,6 milioni di barili al giorno a 94,2 milioni, mentre per l’anno prossimo dovrebbe registrarsi un’ulteriore crescita di 1,4 milioni a 95,6 milioni di barili al giorno. In questo secondo caso si tratta di una revisione al rialzo di 400 mila barili al giorno, rispetto alle stime del mese scorso.
Al contempo, per la prima volta dal 2008, i paesi esterni all’OPEC ridurranno la loro produzione di 200 mila barili al giorno a 57,9 milioni. I più colpiti, spiega la IEA, saranno proprio gli USA, ma cali si registreranno anche in Canada, Brasile e Russia.
Nonostante ciò, l’offerta resterà più alta della domanda di 850.000 barili al giorno, anche se in calo dagli 1,4 milioni della seconda metà di quest’anno e dai 3 milioni del trimestre scorso, quando l’eccesso produttivo è stato il più alto degli ultimi 17 anni.
Facendo due calcoli, troviamo, quindi, che l’offerta complessiva dovrebbe attestarsi nel 2016 mediamente a 96,45 milioni di barili al giorno. Sottraendo da questi i 57,9 milioni attesi dai paesi non-OPEC, scopriamo che i 12 membri dell’Organizzazione dovrebbe produrre quotidianamente 38,55 milioni di barili, salendo a una quota di mercato del 40%. A luglio, essi hanno offerto 31,79 milioni di barili al giorno, trainati dall’Iraq, che ha compensato il calo dell’Arabia Saudita, sforando per oltre un anno la soglia concordata dei 30 milioni fissata a fine 2011, ma che ormai sembra non avere alcun significato concreto.