Sono settimane molto difficili per il greggio, per il suo mercato, e per le quotazioni che palesano una rapida e ripida discesa che sembra non avere fine.
Non a caso, oggi a Vienna i rappresentanti dei dodici Paesi produttori si riuniranno nel vertice Opec per discutere di tagli alla produzione. Si faranno? Non si faranno? I Paesi coinvolti nel meeting coprono il 40% delle attività di estrazione al mondo.
Le quotazioni del petroliferi hanno fatto registrare forte ribasso a inizio mattinata, con la speculazione scatenata in attesa di conoscere quali decisioni prenderà l’Opec nella riunione ministeriale che si tiene oggi in Austria. Il greggio qualità Wti è stato indicato al livello più basso degli ultimi quattro anni (71,89 dollari/barile), ovvero dal primo di settembre del 2010, prima di essere menzionato sui circuiti elettronici in recupero a 72,27 (consegna di riferimento gennaio), ma sempre in ribasso dell’1,95% sulla vigilia. Violento assestamento anche per la quotazione del petrolio del Mare del Nord, il Brent, con il future gennaio in calo del 2,01% a 76,19 dollari. Cosa ne pensano gli esperti?
Tra gli operatori ci sono dubbi sulla possibilità che i Paesi membri del cartello possano oggi trovare un accordo per ridurre l’offerta e fare ritrovare al mercato un equilibrio. Le posizioni tra i falchi e le colombe rimangono molto distanti. Il più influente al tavolo, il ministro saudita del Petrolio Ali Al-Nuaimi, non si è speso granché per ridurre i margini di incertezza sul taglio alla produzione . «Il mercato si stabilizzerà da solo» si è limitato a dire Al Nuaimi. L’Iran si è dichiarato d’accordo con la posizione saudita. In mancanza di un tetto alla produzione, il petrolio potrebbe scivolare vicino ai 60-70 dollari al barile dai 115 di giugno.