Il prezzo del petrolio sfiora pericolosamente i minimi degli ultimi sei anni sulla falsa riga dei dati che hanno evidenziato una contrazione dell’economia giapponese e l’aumento delle piattaforme di trivellazione negli Stati Uniti per la quarta settimana di fila.
Il Giappone, terzo consumatore di greggio a livello globale, ha, infatti, visto una contrazione del pil dell’1,6% nel secondo trimestre, un dato comunque superiore alle previsioni degli economisti di un calo dell’1,9%.
Inoltre i timori per l’attuale situazione di sovrapproduzione sono stati alimentati sia dal balzo settimanale del numero di piattaforme di trivellazione Usa a 672 la scorsa settimana, che suggerisce un aumento delle forniture pur restando sotto il picco di 1.609 piattaforme dello scorso ottobre, sia dalla notizia che l’Oman a luglio ha registrato un nuovo record della produzione, con una media di oltre un milione di barili al giorno.
La stessa International Energy Agency nel suo report mensile ha previsto che l’attuale situazione di sovrapproduzione si protrarrà per tutto il 2016. L’Iea ha stimato che la domanda globale di greggio crescerà di 1,6 milioni di barili al giorno quest’anno, cioè 200.000 barili al giorno in più rispetto alle previsioni del mese scorso. Ha inoltre aumentato le previsioni per la domanda nel 2016 di 160.000 barili al giorno a 1,37 milioni di barili al giorno.
Il prezzo del Wti a New York è così sceso sotto la soglia dei 42 dollari a 41,81 dollari. Nelle ultime sette settimane il prezzo del greggio ha perso complessivamente il 28% e la scorsa settimana hanno toccato un minimo intraday a 41,35 dollari il barile, il livello più basso da sei anni. Analogo l’andamento del Brent con il contratto con consegna a ottobre che a Londra tratta a 48,55 dollari, in calo dell’1,08% rispetto a venerdì.