Ogni giorno ogni paese, grazie alle sue attività produttive, produce della ricchezza che gli stati stessi conteggiano a fine anno per calcolare il Pil, il prodotto interno lordo, e capire quanta ricchezza è stata effettivamente prodotta e in che modo.
A partire da quest’anno, all’interno delle attività produttive che formano il Pil ci saranno anche quelle illegali.
In realtà non si tratta di una novità assoluta, dato che è dal 2010 che il Pil italiano comprende anche le stime sull’economia sommersa, ma questo nuovo sistema ha delle linee guida ben precise e definite per comprendere l’effettiva dimensione delle attività illegali di un paese.
Questo nuovo sistema, il Sec, sarà attivato in attuazione di una direttiva comunitaria volta ad ottenere un’applicazione omogenea degli standard già esistenti per il calcolo del Pil in tutti i paesi dell’Unione. Nello specifico, le attività che entreranno a far parte del Pil di tutti i paesi sono il traffico di sostanze stupefacenti, la prostituzione e il contrabbando di alcol e sigarette.
► L’Ocse stima un ulteriore ribasso per il Pil Italiano
Nonostante in Italia già si effettuino questo tipo di stime, l’applicazione della normativa pone degli interrogativi: da un lato la difficoltà a rilevare ed analizzare attività che per loro natura tendono a sfuggire ad ogni sorta di controllo, dall’altra ci sono dei dubbi sulla reale efficacia di questa norma. Secondo molti esperti, infatti, conteggiare nel Pil anche le attività illegali non porterà a minori costi e a maggiori entrate fiscali, obiettivo che si potrebbe raggiungere solo se queste attività fossero liberalizzate e, quindi, legali e tracciabili.