La pressione fiscale sul Pil europeo è salita al 39,4% nel 2012 nell’Unione europea. L’Italia, dove la pressione fiscale è aumentata al 44% del Pil, è sesta per il peso di tasse e imposte fra i Paesi europei. Lo dice l’Eurostat nel rapporto annuale sulla fiscalità nei Paesi europei.
Il peso globale del fisco in rapporto al Pil è aumentato dal 38,8% nel 2011 al 39,4% nel 2012 nell’Unione europea a 28. Nell’area euro la percentuale è accresciuta dal 39,5% nel 2011 al 40,4% l’anno successivo. E, stando all’Eurostat, la tendenza al rialzo dovrebbe proseguire in entrambe le aree anche nei prossimi anni. Il Paese della Ue dove il peso del fisco è più alto è la Danimarca (48,1%), seguita da Belgio (45,4%), Francia (45%), Svezia (44,2%), Finlandia (44,1%) e Italia (44,5%). Diverso l’andamento in Lituania (27,2%), Bulgaria e Lettonia (27,9%) e Romania e Slovacchia (28,3%).
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Fra il 2011 e il 2012 aumenti sono il punto percentuale del peso del fisco sul totale del Pil sono stati registrati in Italia (dal 42,4% al 44%), Ungheria (dal 37,3% al 39,2%), Grecia (dal 32,4% al 33,7%) e Francia (dal 43,7% al 45%). Le tasse sul lavoro restano la fonte più rilevante del prelievo fiscale in quasi tutti gli Stati membri e rappresentano il 51% del totale raccolto. A seguire i prelievi sui consumi (28,5%) e sui capitali (20,8%). Nel 2012 in Italia tasse e imposte sul lavoro hanno concorso per il 51,1% sul totale, i consumi per il 24,7% e i capitali per il 24,2%.
«La politica fiscale può supportare la crescita assicurando una migliore composizione del consolidamento, meno focalizzata sull’aumento delle tasse e più sulle priorità di spesa». In questo modo si è espresso Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, che ha poi ritenuto necessario aggiungere che «non ha senso allentare il consolidamento ora che il lavoro più duro è stato fatto».