Il ministero dell’Economia sta mettendo a punto le mosse per l’ autunno. Fra la seconda metà di settembre e fine novembre le privatizzazioni diventeranno effettive. Questo è quello a cui stanno lavorando i tecnici del Tesoro. Si mira a partire con Eni e Enel, senza reti di sicurezza unite grazie all’arte dell’ingegneria finanziaria pur di detenere il controllo legale delle due società. Di entrambe al momento il governo possiede in maniera diretta o indiretta poco più del 30%, la quota che consente in linea di diritto di controllare l’assemblea degli azionisti. Nei prossimi tre mesi, però, dovrebbe essere venduto il 5% sia di Eni che di Enel, per introiti da circa 5 miliardi da utilizzare per il contenimento del debito pubblico.
> Privatizzazioni Poste ed Enav, cosa cambia dopo ok del Cdm
Al momento non c’è stata soprattutto la qualità degli attivi da mettere sul mercato. Il piatto forte nel 2014 doveva essere Poste Italiane, di cui il Tesoro pensava di iniziare a cedere il 40%. Ma Francesco Caio, il nuovo amministratore delegato, nella scorsa primavera ha scoperto di aver rilevato un’azienda che non era assolutamente in condizioni di essere quotata in Borsa. Adesso al Tesoro si fa affidamento sul fatto che nel 2015 si possa procedere alla cessione del primo 40% delle azioni.
Lo stesso per per Enav. Per Sace invece le agende del ministero dell’Economia sembrano prevedere tempistiche ancora più lunghe. Da qui la scelta di velocizzare su Eni e Enel, per avere ricavi per contrastare l’aumento del debito già da quest’anno. Di Enel, che capitalizza circa 31 miliardi di euro, il ministero dell’Economia possiede il 31,2% e andrebbe al 26%. Del gruppo dell’energia, che ha un valore di circa 66 miliardi, possiede il 3,9% e la Cassa depositi e prestiti (del Tesoro all’80%) controlla un altro 26,3%.