La notizia sul potenziale buco da 8 miliardi di euro sui derivati italiani che oggi sta facendo il giro del mondo, lungi dall’ avere lo smagliante fascino della novità assoluta, potrebbe essere facilmente ascritta, invece, a quanto sembra, all’ interno di una lunga lista di episodi simili, in cui, nel corso del tempo, si è trovato periodicamente invischiato lo Stato italiano.
> Un buco da 8 miliardi nei conti pubblici italiani?
Corsi e ricorsi storici, dunque, anche per le strategie finanziarie attivate nel nostro Paese, come dimostrano alcuni dati “antologici” che oggi sono balzati agli onori della cronaca.
> Perché l’ Italia rischia di perdere 8 miliardi
Il primo allarme sui potenziali rischi dei derivati, infatti, venne lanciato nel 2001 dal professore di Economia Gustavo Piga, che, dati alla mano, accusò gli Stati membri dell’ Unione Europea, tra cui l’ Italia, di aver mistificato i propri conti pubblici. In quell’ occasione i derivati “incriminati” risalivano al 1996.
Il secondo allarme su questi prodotti finanziari, invece, un poco più recente, risalirebbe al 2012, quando il quotidiano tedesco Der Spiegel dalle sue pagine ha accusato il Cancelliere tedesco in carica nel 1998, Helmut Kohl, di aver glissato sulla situazione finanziaria dell’ Italia, che all’ epoca, era riuscita a rientrare nei criteri fissati dai trattati di Maastricht solo attraverso la mistificazione dei propri conti pubblici.