Marzo sareà per il nuovo esecutivo guidato da Matteo Renzi il mese in cui ci si dovrà maggiormente occupare del problema-lavoro. Un contratto a tempo indeterminato con tutele crescenti, dotato di una prima fase di inserimento della durata di tre anni, è la strategia pensata per ‘sterilizzare’ l’articolo 18 con l’obbligo di reintregro, rimpiazzandolo con un’indennità pari al periodo lavorato, e abbinata al sostegno alla ricollocazione mediante prassi di politica attiva. > Programma Governo Renzi: a marzo le riforme istituzionali
Dopo questa prima fase, ci sarebbe la fase ‘ordinaria’ del contratto con tutele contemplate dalla legge. Attorno a questo schema Renzi sta sviluppando il suo Jobs Act, piano del lavoro sviluppato dal suo partito, da lui annunciato e messo nell’agenda di governo per il prossimo mese. Il piano, però, è ancora in fase primordiale. Il contratto di inserimento nel piano del Pd dovrebbe rendere più appetibili le assunzioni a tempo indeterminato garantendo più flessibilità nell’uscita, sia pure solo nella fase iniziale, fatta eccezione per i licenziamenti discriminatori per i quali continuerà ad essere applicata la tutela reale inerente all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Diversi sono gli aspetti della proposta, ancora oggetto di riflessione. Per esempio, per ciò che concerne l’indennità risarcitoria che scatta nella prima fase, potrebbe essere stabilito un limite massimo con lo scopo di configurarla in maniera poco onerosa per le aziende.
Renzi ragiona anche sull’introduzione di una retribuzione minima garantita per ogni lavoratore al fine di fissare sulla falsa riga di Usa e altri Stati del ‘Vecchio Continente’ un reddito minimo orario da applicare a tutti coloro i quali sono esclusi dalla contrattazione.
Per ciò che concerne il contratto di inserimento, i tecnici del Pd stanno discutendo assieme a professori universitari e giuslavoristi del campo di applicazione.