Crisi è la parola più usata nel contesto europeo con riferimento a quel che sta accadendo nel Vecchio Continente che si lega in modo “assoluto” anche agli scenari dell’economia giapponese e di quella americana. Diverso è per i paesi che non hanno ancora aderito all’euro, come la Polonia, ad esempio, oppure per i paesi considerati emergenti.
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In quest’ultimo insieme rientrano i cosiddetti paesi BRICS che insieme raccolgono il 43 per cento della popolazione mondiale e hanno riserve monetarie pari a 4,4 miliardi di dollari. Rispetto all’America e all’Europa, questi paesi crescono in modo molto più rapido eppure sulla scena internazionale pesano le decisioni della Banca Mondiale e del FMI ma non quelle di Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa. È questo il motivo per cui i BRICS hanno deciso di dotarsi di una banca mondiale che possa conservare nei suoi forzieri un bel fondo contro la crisi.
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L’ultimo incontro dei paesi BRICS si è tenuto a Durban e in quell’occasioni è stata considerata fattibile, nonché importante, l’ipotesi di avere una banca mondiale propria. Il percorso per costruirla sarà comunque molto lento visto che a Durban non si è riusciti a raggiungere un accordo sull’entità della banca e sulle modalità per finanziarla.