La prossima crisi valutaria potrebbe partire in seno all’America, nel suo cuore, negli Stati Uniti che adesso stanno combattendo per una risoluzione senza traumi del fiscal cliff, rimandando di mese in mese la decisione sulla riforma fiscale, ma che dovrebbero ripartire alla grande nella seconda metà del 2013.
Le speranze, all’indirizzo degli States, resistono mentre per quel che riguarda il Vecchio Continente, tutti dicono che la crisi nella zona Euro non è finita. L’America dovrebbe tornare a sorridere, economicamente e finanziariamente parlando, nella seconda metà del 2013.
Da quel momento in poi gli analisti prevedono che si scateni una vera e propria corsa del dollaro di durata quinquennale. Un’eventualità che spaventa gli economisti come Andy Xie che s’immagina una crisi dei mercati emergenti dopo la resurrezione del dollaro.
► L’indice Big Mac evidenzia la forza dell’euro
Secondo Xie, l’indice del dollaro dovrebbe salire a 100 in tre anni, guadagnando il 25% rispetto ai livelli attuali, innescando una crisi nei paesi emergenti che adesso funzionano da traino. Non è uno scenario del tutto nuovo, in fondo, visto che già negli anni Ottanta e nel 1997 la crisi del debito dell’America Latina e la crisi finanziaria asiatica, sono coincise con un apprezzamento del dollaro rispetto alle valute locali.
In tal senso i paesi maggiormente a rischio sono i paesi BRIC, vale a dire Brasile, Russia, India e Cina che costruiscono il loro business con numerosi investimenti esteri.