Jens Weidmann, il ‘Falco tedesco’ per eccellenza della Bce torna all’attacco del Quantitative Easing.
Secondo il numero uno della BuBa, Il Qe non si configura come un normale strumento di politica monetaria e implica particolari svantaggi e rischi all’interno di un’unione monetaria. Peraltro, ci sono indicazioni che il tasso d’inflazione straordinariamente basso è solo un fenomeno temporaneo. Weidmann ha aggiunto che all’interno del consiglio di amministrazione della Bce la maggioranza era preoccupata che la gente si abituasse ai prezzi stagnanti, il che può portare ad una spirale verso il basso.
La presa di posizione del numero uno della Banca centrale tedesca arriva successivamente alle parole del presidente della Bce, Mario Draghi, che due giorni dopo il via libera al quantitative easing aveva fatto richiesta ai governi dei Paesi membri dell’Eurozona di raddoppiare gli sforzi di riforma per creare una “genuina” unione economica:
Ogni Stato membro, a mio avviso, deve essere nella posizione di poter trarre beneficio dal mercato comune per attrarre capitale e creare posti di lavoro. Per questo c’è bisogno di riforme strutturali che promuovano la competitività, smantellino la burocrazia e aumentino la capacità di aggiustamento dei mercati del lavoro.
Già lo scorso venerdì il presidente della Bundesbank aveva criticato il QE affermando:
E’ certo che il piano di acquisti va a ridurre la pressione su paesi come l’Italia e la Francia, ma sarebbe pericoloso non proseguire sulla strada delle riforme già avviate. Il rischio di deflazione di una spirale di bassi prezzi e salari, è molto debole anche perché il ribasso dei prezzi dell’energia spinge in senso positivo ed “è una cosa buona perché porta sollievo alle imprese e ai consumatori.