A partire dal primo maggio è stata introdotta nel nostro ordinamento la NASPI, l’assegno di disoccupazione nuovo che sostituisce ASPI e MINI-ASPI del passato. Un ammortizzatore sociale universale con alcune caratteristiche molto particolari.
Il decreto legislativo sugli ammortizzatori sociali, il Dlgs 22/2015 ha introdotto la NASPI al posto di ASPI e MINI-ASPI. Il nuovo sussidio a differenza di quelli che l’hanno preceduto, è strettamente correlato alla retribuzione goduta dal lavoratore nei 4 anni che precedono l’invio della domanda.
In pratica l’assegno spetta al lavoratore per un numero di settimane pari alla metà di quelle lavorate negli ultimi 4 anni. Il lavoratore ha diritto ad un assegno che è al massimo di 2 anni, quindi 104 settimane. Anche dopo il 1° gennaio 2017 la durata della NASPI resterà fissa a 24 mesi.
L’importo dell’assegno è pari al 75% della retribuzione media mensile degli ultimi 4 anni e se questa retribuzione supera i 1195 euro è prevista una quota di retribuzione supplementare del 25% della differenza tra la retribuzione mensile e l’importo di soglia fino ad un massimo di 1300 euro.
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Il calcolo è simile a quello fatto in passato per l’ASPI ma il nuovo assegno ha un’altra particolarità, si riduce del 3 per cento ogni mese dal primo giorno del quarto mese di fruizione in poi. Questa misure va a penalizzare soprattutto coloro che fruiranno dell’ammortizzatore per un lungo periodo e non riusciranno invece ad inserirsi nel mondo del lavoro.
L’esempio pratico è quello di un lavoratore che ha un reddito di 1500 euro lordi. La sua indennità di disoccupazione lorda sarà di 972,5 euro e dopo un anno scenderà a 740 euro al mese e dopo un anno e mezzo a 615,84 euro. Qualora si fruisse dell’assegno per due anni si otterrebbe alla fine un importo ridotto del 34,2% quindi pari a 512 euro.