L’Italia ha accumulato 585 miliardi di euro di avanzo primario (con un 20 % relativo alle privatizzazioni), contro gli 80 miliardi della Germania (dal 1995) e saldi negativi di Francia (-479 miliardi) e Spagna (-270 miliardi).
Questo però è servito per lo più a pagare gli interessi sul debito pubblico. I numeri arrivano da un’analisi comparata sulla finanza pubblica condotta da un team coordinato da Roberto Poli, uno dei più prestigiosi consulenti italiani.
“Ritengo che sia necessaria una svolta – spiega Poli – ma, prima d’intervenire, occorre conoscere. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha dimostrato di saper osare. E’ opportuno che lo faccia anche in economia”. E continua: “Giulio Andreotti disse una delle frasi rimaste nella storia della politica italiana ‘Meglio tirare a campare che tirare le cuoia’, ma Franklin Delano Roosevelt, lo statista americano, aveva invece affermato nel 1932 che ‘è molto meglio osare cose straordinarie piuttosto che vivere nel grigio e indistinto crepuscolo che non conosce né vittorie né sconfitte'”.
> Il debito pubblico italiano è cresciuto a causa delle spese delle amministrazioni centrali
“In sintesi – commenta Poli – un debitore con debito elevato paga interessi più che proporzionali. E tutto questo è la conferma del peccato originale che l’Italia si trascina dal 1992, l’anno della firma del Trattato di Maastricht, sottoscritto pur avendo un parametro del tutto fuori controllo: il debito pubblico, che rappresentava il 104,7%del Pil contro il 42% della Germania, il 39,7% della Francia e il 45,5% della Spagna”.
L’intento era di abbassarlo gradualmente. Fino al 2007 l’Italia era l’unico Paese che l’aveva diminuito in rapporto al Pil. Di seguito a causa della grande crisi, dal 2008 è cambiato tutto.