Il commercio elettronico rappresenta senza dubbio un’importante frontiera, e già da molto tempo si trova sulla bocca di tutti.
Tuttavia, l’Italia è molto indietro rispetto al resto d’Europa. Sono sufficienti pochi dati appena pubblicati da Eurostat per dimostrarlo: nel 2014, la quota di volume d’affari generato dalle vendite elettroniche è stata del 17% nell’Unione europea, ma in Italia si è fermata al 9%. Poco più della metà.
Sostengono gli esperti:
Gli imprenditori preferiscono approvvigionarsi piuttosto che vendere: il 40% ha comprato online e solo il 19% ha piazzato i suoi prodotti. In Italia, il numero di acquirenti online è in linea (38%), quello dei venditori ben inferiore (10%).
A livello continentale, dice l’Ufficio di statistica europeo, si è registrato un progresso rispetto al 12% del 2008. Gli imprenditori, però, dimostrano ancora di fare affidamento sul web più per l’approvvigionamento che non per l’estensione della propria presenza commerciale: il 40% ha comprato online e solo il 19% ha invece registrato vendite nello stesso periodo. In Italia, il numero di acquirenti online è in linea (38%), quello dei venditori ben inferiore (10%).
Per di più, nonostante la Commissione voglia espressamente rendere ancor più ‘unico’ il mercato europeo, anche per il tramite del web, i confini nazionali sono ancora molto importanti: sempre nel 2014, mentre il 18% delle imprese Ue ha venduto nel suo Paese, si scende all’8% nel cercare quelle che hanno piazzato prodotti a clienti di altri Paesi membri e al 5% a residenti fuori dalla Ue.
Tornando al volume delle vendite raccolte sul web, l’Irlanda vince con il 37% del totale, davanti a Repubblica Ceca (30%), Slovacchia, Finlandia e Gran Bretagna (21%). Sull’altro versante, peggio dell’Italia fanno Grecia (1%), Bulgaria (5%), Cipro (6%) e Romania (8%).