Il Rapporto sui Diritti Globali voluto dalla CGIL ha messo in luce un’altra grave piaga italiana che fa buona compagnia alla disoccupazione: il precariato, ossia la condizione nella quale si trovano molti giovani italiani, ma non solo giovani, che li porta ad avere un’occupazione, ma senza alcuna certezza per il futuro.
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Circa 3,3 milioni di persone in Italia si trovano in questa situazione. Parliamo, nella maggior parte dei casi, di persone che si trovano ad essere dipendenti con contratti a termine involontari o coloro che lavorano part time pur essendo disponibili ad una occupazione a tempo pieno.
Fanno parte della schiera dei precari anche i collaboratori che si trovano vincolati da monocommittenze, obbligo dell’utilizzo dei mezzi e degli strumenti aziendali e da orari e sedi di lavoro fissati dal committente. L’ultima categoria sono i liberi professionisti, molto spesso anche loro involontari, che lavorano con partita Iva.
Il guadagno medio di un precario in Italia è di 836 euro netti al mese, con gli uomini che ne guadagnano fino a 927 e le donne che si fermano, invece, a 759 euro.
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Maggiormente concentrati nelle regioni del sud (21,2% in Calabria, 20,4% in Sardegna, 19,9% in Sicilia e 19,8% in Puglia) i precari lavorano per la maggior parte nella pubblica amministrazione: 514.814 nella scuola e nella sanità, 477.299 nei servizi pubblici e 119.000 tra Stato, Regioni e Enti locali.