A seguito di una lunga ed estenuante controversia, Standard & Poor’s ha raggiunto un accordo con le autorità americane in base al quale verserà 1,5 miliardi di dollari al fine di risolvere tutti quei casi legali in cui l’agenzia è stata accusata di avere gonfiato i rating di bond prima dello scoppio della crisi del 2008.
Il gruppo, parte integrante di Mcgraw Hill Financial, verserà 687,5 milioni di dollari nelle casse del Dipartimento americano di giustizia, mentre 19 Stati americani oltre al District of Columbia condivideranno una cifra simile.
Separatamente S&P ha raggiunto un accordo da 125 milioni di dollari con California public employees’ retirement system (Calpers), il fondo pensione più grande della nazione.
La somma concordata con il dipartimento di giustizia è da record: nessuna agenzia di rating ha prima d’ora pagato una cifra simile per risolvere accuse legate a frodi che hanno portato alla crisi.
La tesi del governo Usa era che S&P ha fuorviato gli investitori dando rating massimi a bond garantiti da mutui residenziali, rating che poi si sono rivelati inaccurati quando il mercato immobiliare è collassato dando il via a una serie di downgrade e contribuendo alla peggiore crisi dalla grande depressione degli anni ’30. Come parte dell’intesa, tuttavia, S&P non ammette di avere compiuto atti sbagliati. I retroscena vedono anche spiegata la dimensione della sanzione – appunto da record – con il dente avvelenato degli Usa per il fatto che l’agenzia ha declassato il debito degli Stati Uniti nell’estate del 2012.
Nel dare la notizia, Mcgraw Hill ha spiegato che i patteggiamenti saranno riflessi nei conti del quarto trimestre che verranno diffusi il prossimo 12febbraio.