La definizione di anno peggiore dall’inizio della crisi sembra non calzare più al 2012: stando ai nuovi dati sulle aziende italiane questa definizione è molto più indicata per l’anno in corso, anche se sono passati poco più di tre mesi dal suo inizio.
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I dati di cui parliamo sono quelli del Cerved, gruppo specializzato nell’analisi delle imprese e nella valutazione del rischio di credito, che ha analizzato le istanze di fallimento registrate presso le Camere di commercio: dal primo gennaio all’8 di aprile in Italia sono state chiuse ben 4.218 imprese, il 13% in più rispetto allo stesso periodo del 2012.
Un dato preoccupante già di per sé ma che rende conto di una situazione particolarmente drammatica se i dati sono confrontati con quelli relativi al 2012: durante lo scorso anno hanno chiuso i battenti 12.442 aziende, più di mille al mese, circa 34 al giorno.
Su base annua il 2012 ha rilevato un aumento del 2,3% di fallimenti sul 2011 e il 32% in più rispetto al 2009, l’anno di inizio della crisi.
Continuando a confrontare i dati emerge che le 34 istanze di fallimento al giorno del 2012 sono diventate 43 nei primi tre mesi del 2013. Un aumento cospicuo che tocca tutti i settori: industria, costruzioni, servizi, nessuno escluso.
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Secondo Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato di Cerved Group
Le rilevazioni continuano a consegnare un quadro di crisi che non accenna a cambiare. Quel che è peggio è che sulle istanze di fallimento la crisi avrà un’onda lunga, con effetti che si sentiranno con ogni probabilità anche quando arriverà la tanto agognata ripresa. C’è da aspettarsi una situazione in peggioramento perché ci sono indicatori più tempestivi delle istanze di fallimento, che possono anche esser avviate settimane prima della registrazione, che continuano a dare segnali negativi.