Quando si decide per una gestione professionale del portafogli, la scelta si riduce a due opzioni opposte: la gestione attiva del portafogli, basata su azioni e decisioni che mirano ad avere un rendimento migliore di quello del benchmark, e la gestione passiva, ossia una gestione per cui la massimizzazione del profitto equivale ad eguagliare i rendimenti del benchmark.
Per quanto riguarda le potenzialità di rendimento della gestione attiva del portafogli, la questione è ancora aperta e discussa tra gli esperti del settore, che stanno studiando quale sia la variabile che incide di più.
Secondo l’opinione maggiormente diffusa dei tre strumenti utilizzati per la gestione attiva quello che ha un’incidenza minore sui rendimenti sia a lungo che a breve termine è l’asset location (spostamento del portafogli su diversi mercati), mentre gli altri due – lo stock picking e il market timing – avrebbero un’incidenza molto limitata.
Allo stesso modo la maggior parte degli analisti è concorde nel dire che la qualità dell’attività del gestore dell’investimento ha degli effetti importanti sul breve e medio periodo, che però si annullano quando il rendimento del portafogli viene valutato sul lungo e lunghissimo periodo. In questo caso sono le decisioni strategiche di diversificazione ad avere un maggiore impatto sulle performance della gestione attiva.