Diversamente rispetto a quanto sentito e riportato dagli imprenditori, secondo l’OCSE il Jobs Act ha avuto l’effetto di far crescere le assunzioni a tempo indeterminato e ha avuto il merito anche di stabilizzare i contratti anche se poi i salari restano bassi e il tasso di disoccupazione è ancora molto elevato.
L’effetto Jobs Act è evidente sul mercato del lavoro. In che modo? Attraverso l’aumento dei contratti a tempo indeterminato e attraverso l’aumento delle stabilizzazioni. Peccato soltanto che restino uguali i dati sulla disoccupazione, uguali nel senso di drammatici soprattutto in relazione ai giovani. I ragazzi senza un lavoro nel 2014 sono il 42,7%, praticamente il doppio rispetto al 2007.
I salari medi restano tra i più bassi d’Europa e dei paesi industrializzati ma quel che fa piacere è che sembra sia stato fatto un passo in avanti per la riduzione delle disuguaglianze. Scrive l’OCSE:
aumentando gli incentivi alla creazione di posti di lavoro a tempo indeterminato con il nuovo contratto a tutele crescenti ed estendendo la copertura dei sussidi di disoccupazione» […] con «importanti misure per aumentare le risorse destinate alle politiche attive sul mercato del lavoro e migliorarne l’efficacia.
Per quanto riguarda le assunzioni rileviamo che a maggio 2015 in Italia i contratti attivi erano 934.258 con un saldo positivo di 184.707 posizioni tra assunzioni e cessazioni. In aumento del 19% i contratti a tempo indeterminato. Positivo anche il saldo tra assunzioni a tempo indeterminato e cessazioni. Il dato che però è da tenere in maggiore considerazione è quello sulle stabilizzazioni che in termini assoluti sono state 30.325, il 43,2% in più su base annua. In calo le assunzioni a tempo determinato e le collaborazioni.