È stato respinto dal Tribunale di Roma il ricorso della Fiom contro il licenziamento dei 19 operai dell’impianto di Pomigliano. Ancora non c’è il provvedimento esecutivo e il giudice Elena Boghetich ha sentenziato che è
necessario attendere il provvedimento finale, che rappresenta l’esito di una sequenza di fasi a valenza interna. La valutazione del pregiudizio richiede che il momento perfezionativo dell’atto sia compiuto.
L’accordo tra la Fiat e i sindacati sulle procedure della messa in mobilità dei 19 lavoratori, secondo la legge 223 del 1991, non c’è stato e la Fiat deve decidere cosa fare entro 120 giorni. Senza un accordo tra le parti il riferimento è la legge 223 del 1991 che individua i lavoratori da licenziare. I sindacati hanno però affermato che in questo modo si penalizzerebbero i dipendenti con minore anzianità aziendale che non avrebbero l’indennità di mobilità e nemmeno altri ammortizzatori sociali. I lavoratori da licenziare sarebbero quindi i neoassunti che hanno la tessera Fiom.
► Fiat riassorbirà tutti i dipendenti in quattro anni
La Fiom si riferisce alla sentenza del 21 giugno del Tribunale di Roma che ha rilevato una discriminazione a carico dei dipendenti iscritti alla Fiom. Il Tribunale di Roma disposto l’obbligo di avere l’8,75% di assunzione future tra gli iscritti al sindacato delle tute blu della Cgil. Il 9 ottobre la Corte di appello di Roma disposto per la Fiat l’assunzione entro 180 giorni di 126 iscritti alla Fiom oltre a 19 lavoratori che dovevano essere individuati sempre dalla Fiom.
A fine ottobre la Fiat ha iniziato le procedure di licenziamento collettivo per 19 lavoratori a causa delle difficoltà economiche e dopo circa un mese ha assunto i 19 dipendenti Fiom. La sentenza del Tribunale di Roma dice che deve essere mantenuta una determinata percentuale di iscritti alla Fiom nell’ambito dell’organico complessivo.