La nuova riforma del catasto ha introdotto delle novità nel sistema di classificazione e valutazione degli immobili presenti in Italia. Ecco cosa bisogna sapere, quello che è cambiato e che effetti i cambiamenti hanno sulla vita dei normali cittadini consumatori e contribuenti.
Quali sono i punti salienti della riforma del catasto? In primo luogo non ci sarà più distinzione tra immobili di lusso e case popolari e i valori degli immobili non saranno più calcolati a partire dalla rendita catastale ma tenendo conto del valore patrimoniale.
Questi i cambiamenti contenuti nella nuova riforma del Catasto che è stata inserita nella Delega fiscale. Tutto è iniziato il 10 novembre scorso quando il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto sulle commissioni censurarie e ha stabilito bisognava rimettere in ordine i parametri per i valori catastali di 62 milioni di immobili, adeguandoli a quelli di mercato.
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Il valore dell’immobile quindi, sarà valutato tenendo conto del suo valore di mercato, un valore che deriva da altre variabili, dall’ubicazione, dalla conservazione, dal piano, dagli ascensori e dall’affaccio. Tutti parametri che sono collegati ad un valore e devono essere moltiplicati per i metri quadri dell’immobile. Prima si usavano i vani per il calcolo, adesso i metri quadri.
Per rendere finalmente compiuta la riforma del catasto, con l’abolizione delle categorie A/1, A/2 e A/3 che saranno tutti classificati come O/1 serviranno almeno cinque anni. Anche perché poi ci sono tutte le “eccezioni” ad esempio le riduzioni previste per gli immobili di interesse storico-artistico e via dicendo.
Il nuovo catasto, davanti allo stupore di molti, conferma l’esenzione delle tasse per chiese e altri luoghi di culto che abbiano le caratteristiche edilizie proprie dell’uso specifico cui sono destinati: essere improduttivi e senza rendita o valore catastale.