Renzi e il ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, avevano detto che grazie alla riforma della Pubblica amministrazione si sarebbero liberati in un triennio 10-15 mila posti che avrebbero così permesso di assumere giovani.
I sindacati sono invece stati sempre molto più prudenti, avvisando che, al massimo, la norma congetturata dal governo avrebbe permesso di mandare in pensione anticipata al massimo 4-5 mila persone. I tecnici che hanno redatto la relazione che va insieme al provvedimento di riforma della Pubblica amministrazione appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, hanno scritto una cifra pari a un decimo di quella ipotizzata a suo tempo dal governo.
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In sostanza, sopprimendo il trattenimento in servizio, quella norma che permette agli statali di restare al lavoro per altri due anni dopo che si sono raggiunti i requisiti per la pensione, riuscirebbe a liberare davvero pochi posti per assumere giovani. «Sulla base dei dati desunti dal conto annuale», si legge nel testo, «risultano in corso trattenimenti in servizio per circa 1.200 soggetti, di cui circa 660 relativi al comparto della magistratura».
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Quindi, stando alle stime della Ragioneria generale dello Stato, da oggi ad ottobre, quando la norma inserita nel decreto costringe gli statali che hanno i requisiti per la pensione a lasciare il lavoro, a restare a casa saranno meno di 600 persone. Per i 660 magistrati, difatti, il medesimo provvedimento prevede dei «tempi supplementari», la possibilità cioè, di mantenere l’incarico fino alla fine del 2015. Il commissario alla spending reAutoriview, Carlo Cottarelli, dovrà trovare risorse per la riforma della Pa.