L’intento del governo è quello di snellire la presenza dello Stato in periferia. Si è sempre detto di accorpare, tagliare e ridurre gli uffici statali presenti in quasi tutte le 110 province italiane e adesso che le province non ci sono più, secondo il governo, mantenere una prefettura, una ragioneria dello Stato, una direzione dell’Agenzia delle entrate in ogni capoluogo non ha motivo. Sarebbe solo un costo. Renzi ha spiegato che con la riforma della Pa le Prefetture, il più importante ufficio dello Stato sul territorio, saranno ridimensionate a una quarantina dalle oltre cento esistenti. La regola comune sarà un ufficio del governo in ogni Regione. Anche gli altri uffici dovranno essere ridimensionati ad un numero simile.
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L’intento è di dar vita a una specie di «casa del governo», un luogo, anche fisico, dove raggruppare tutte le attività periferiche dello Stato. Nel disegno di legge sulla Riforma della Pa a questa «riorganizzazione» è dedicato il primo articolo del provvedimento. Prefetture, Ragionerie, direzioni del lavoro e delle entrate, archivi notarili, soprintendenze, saranno collocate in «sedi ed edifici comuni o contigui».
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Oggi su tutto il territorio nazionale sono presenti in totale un migliaio di questi uffici. Se il principio fosse quello stabilito per le prefetture diventerebbero poco meno di 400, forse anche meno. La riforma prevede che la maggior parte del personale dovrà dedicarsi al «front office», il rapporto diretto con il cittadino. Il personale che gestisce attività strumentali, come la gestione degli immobili, del personale, dei servizi finanziari, sarà drasticamente ridotto con l’accorpamento di questi servizi per tutte le amministrazioni centrali e periferiche.