Le parti sociali sono state convocate dal ministero della Pubblica amministrazione, guidato da Marianna Madia, per giovedì 12 giugno per una riunione con il ministro sugli “interventi di riforma della Pubblica amministrazione”. Lo riferiscono fonti sindacali secondo cui l’incontro avrà all’ordine del giorno la riforma di cui si discuterà venerdì 13 in Consiglio dei ministri. I tre punti della riforma voluta dal governo Renzi, scritti in una lettera ai dipendenti statali, si basano “sul capitale umano, sui tagli agli sprechi della Pa e sugli open data come strumento di trasparenza e innovazione”. Ai 44 punti della riforma della Pa già affiorati, si unisce “il tema del rinnovo della parte economica del contratto”, che come emerge dal documento inviato dal Ministero ai sindacati “merita di essere affrontato a partire dal prossimo anno”.
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La proposta avanzata dal governo consiste nell’introduzione di un ruolo unico dirigenziale, senza che ci sia più la divisione in prima e seconda fascia. Si stringeranno i criteri per la valutazione delle prestazioni dei dirigenti statali, con un tetto agli stipendi massimi di 240mila euro.
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Si è detto tanto di esuberi, ma per Renzi non sarebbero all’ordine del giorno: “La riforma non parte dall’esigenza di risparmiare, ma dall’efficienza del servizio” aveva detto Renzi lo scorso 29 aprile. Comunque tra le mire del governo c’è un “ringiovanimento selettivo e strategico” del personale, forse anche per mezzo di una procedura di prepensionamenti. Il ministro Madia è propensa anche sullo sblocco del turn over, oggi al 20% (un ingresso ogni cinque uscite).