La faccenda dei rimborsi ai pensionati che avevano sofferto il blocco dell’adeguamento degli assegni ha riaperto le discussioni sulla giustizia generazionale e sul differente trattamento garantito a chi ha toccato il ritiro dal lavoro con le vecchie regole, molto più generose di quanto non sia l’impianto attuale e la prospettiva per i giovani.
Una panoramica ancora più diversificata arriva dalla Cgia di Mestre, che ha tracciato l’andamento delle spese previdenziali italiane mettendole a confronto con quelle per l’istruzione; un altro modo – ovviamente ancora parziale – di vedere la distribuzione dei pesi tra giovani e anziani.
Ebbene, l’associazione degli artigiani dice che l’Italia ha la spesa pensionistica più elevata d’Europa (il 16,8 per cento del Pil, pari a poco meno di 270 miliardi di euro all’anno), mentre è al penultimo posto negli investimenti per l’istruzione (il 4,1 per cento del Pil, che equivale a 65,5 miliardi di euro all’anno). In questo settore solo la Spagna presenta uno score peggiore del nostro (4 per cento del Pil). “In ogni caso, la nostra spesa pensionistica è 4 volte superiore a quella scolastica. Nessun altro Paese dell’area dell’euro presenta uno ‘squilibrio’ così evidente. In Ue, ad esempio, le pensioni costano mediamente ‘solo’ 2,6 volte l’istruzione, in Francia 2,7 volte, mentre in Germania 2,5″, dice la Cgia. E’ bene ricordare, sul punto, che gli ultimi interventi hanno radicalmente modificato il sistema italiano, che nei prossimi anni (al netto di ulteriori correttivi allo studio) vedrà scendere il peso sui conti pubblici con sacrifici che hanno pochi eguali in Europa.
“I dati riferiti all’Italia – commenta il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi – sono in parte condizionati dal trend demografico. Tuttavia, non possiamo disconoscere che le politiche di spesa realizzate negli ultimi quarant’anni abbiano privilegiato, in termini macroeconomci, il passato, ovverosia gli anziani, anziché il futuro, cioè i giovani”. Il segretario ricorda “che nella spesa pensionistica le statistiche internazionali riferite al nostro Paese includono anche l’assistenza: tuttavia, anche depurando l’importo complessivo da quest’ultima componente, la spesa totale si ridurrebbe di circa 2 punti, rimanendo comunque nei primissimi posti della graduatoria europea per i costi sostenuti in materia previdenziale”.