Ora c’è più fiducia nel futuro, più ottimismo. Inoltre, ci sono meno strategie di contenimento della spesa, una leggera diminuzione delle famiglie che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese.
Sono questi i dati interni alla terza edizione del Rapporto sul benessere equo e sostenibile in Italia dell’Istat. L’Istituto di statistica finalmente ha la possibilità di misurare appunto il benessere, e non la sua mancanza. In miglioramento non solo gli indici economici, ma anche la partecipazione culturale, la vita media, l’investimento in ricerca e sviluppo, la qualità dell’ambiente, soprattutto nel Mezzogiorno, e la percezione della sicurezza da parte dei cittadini. Tuttavia il ritratto che emerge del Paese è ancora di forti disuguaglianze e contrapposizioni, tra Nord e Sud, ricchi e poveri, uomini e donne, anziani e giovani.
“Dopo la grande tempesta del 2013 e le criticità presenti dal 2008, – spiega Linda Laura Sabbadini, direttore centrale dell’Istat – il 2014 è un anno di transizione. Si ferma la caduta e ci sono addirittura segnali di miglioramento. Le reti sociali, che hanno rappresentato un importante riferimento nella crisi, migliorano. Però tra Nord e Sud c’è una situazione speculare, in particolare rispetto a lavoro e sicurezza: il Sud si colloca ai livelli più bassi e con una dinamica peggiore per il lavoro, e la forbice è aumentata in questi anni, sia per la qualità che per la quantità del lavoro. E poi si accentua anche il problema della sicurezza, in questo caso soprattutto per il Nord”.
Nel complesso, però, aggiunge Sabbadini, si respira un’aria migliore rispetto agli anni passati: “Sebbene il Paese non si sia ancora affrancato dalla crisi, nel 2014 cresce l’ottimismo verso il futuro, soprattutto da parte dei giovani, nonostante siano il segmento più colpito dalla recessione”.