Come abbiamo visto nel precedente articolo sull’indagine effettuata dall’Antitrust sul costo dei conti correnti, dal 2007 al 2011 si è registrata una lieve flessione, ma che riguarda solo alcune categorie di correntisti, in particolare i giovani e le famiglie e i pensioni con un tasso basso di operatività.
Per il resto delle tipologie di correntisti, rispetto al 2007 le variazioni registrate sono inferiori all’1%.
► I conti correnti italiani sono troppo cari e l’Antitrust sprona le banche a ridurre i prezzi
Chi paga di più per il conto corrente
Se per alcune tipologie di correntisti il costo del conto è leggermente più basso, per le restanti tipologie di correntisti, soprattutto per quel 70% della popolazione che ha un conto corrente presso una banca di grandi dimensioni, il costo annuo di tenuta e di gestione del conto è aumentato.
Quindi, quanto costano i conto corrente in Italia?
Secondo l’elaborazione effettuata dall’Antitrust, un conto corrente in Italia ha un costo di gestione e di tenuta che va dai 53 ai 111 euro all’anno, in base al profilo del cliente e alla operatività del suo conto.
On line conviene a tutti
L’Antitrust ha rilevato che i conti on line sono comunque più convenienti di quelli della banche tradizionali. Aprendo un conto corrente on line, infatti, si risparmia in media il 30%, con picchi di risparmio fino al 40% per i giovani, e le famiglie e i pensionati con operatività bancaria maggiore.
► Risultati dell’indagine dell’Antitrust sul costo dei conti correnti – I
La scarsa propensione degli italiani a lasciare la propria banca
Ultimo dato da rilevare dell’indagine che l’Antitrust ha effettuato sui conti corrente in Italia, è il tasso di mobilità dei correntisti, ossia la percentuale che indica i conti correnti accesi ed estinti sul totale, risulta compreso tra il 10% e il 12%, il che comporta un elevato grado di dispersione dei prezzi.
Per i conti allo sportello, infatti, la differenza tra il prezzo massimo e minimo è mediamente di 100 euro, con picchi di 150 euro/180 euro.