Il rublo continua ad essere in crisi. Il periodo buio della valuta russa non accenna a finire. A comunicarlo sono stati in giornata gli analisti di Danske Bank.
La Russia potrebbe dovere affrontare tempi molto cupi, con la sua moneta che si attesterebbe in zona 75-77 nel cambio con il dollaro, entro la fine del primo trimestre di quest’anno. Al momento, un biglietto verde americano vale 62,78 rubli. La valuta russa ha perso il 3,3% dall’inizio dell’anno, dopo avere concluso il 2014 con un crollo del 46%. Si tratta del dato peggiore dal 1998, l’anno del default.
Stando gli analisti di Bloomberg, sarebbe molto alta probabilità che entro la fine del primo trimestre il rublo tocchi nuovi minimi. Lo scorso 16 dicembre, esso toccò il record minimo di 80 contro il dollaro e di 100 contro l’euro. Il suo trend è risalito da allora, arrivando a ricavare fino al 30%, dopo l’intervento della Banca di Russia e del Ministero delle Finanze, che hanno venduto dollari sul mercato, riducendo ancora una volta le riserve (-90 miliardi in un anno).
Non tutti, però sono del parere che ci sarà un nuovo crollo del rublo. Stando agli analisti di Hsbc, ad esempio, il rublo dovrebbe apprezzarsi entro marzo a 59,30 contro il biglietto verde, guadagnando così intorno al 5% dai livelli attuali. E secondo RBC Capital, il rublo sarebbe sottovalutato del 23,8% contro il dollaro. In sostanza, il cambio dovrebbe aggirarsi in area 48.
In sostanza, tuttavia, il sentiment degli operatori rimane più che negativo. Aldilà delle tensioni geopolitiche, fino a quando il prezzo del petrolio non tornerà a salire, la Russia non avrà dinanzi a sé prospettive positive, rappresentando il greggio quasi la metà delle sue entrate e i tre quarti delle sue esportazioni. Inoltre, i livelli attuali delle quotazioni sono di 10 dollari al barile più bassi dei 60 dollari su cui la Banca di Russia ha basato le sue stime per quest’anno, prevedendo un calo del pil del 4,7%.