La Russia è un Paese in crisi. Le tensioni geo-politiche, la guerra per il controllo del petrolio, le manovre monetarie, e soprattutto la crescente crisi del Rublo stanno mettendo in difficoltà uno Stato intero e influenzano il resto della comunità.
Lo scorso martedì la moneta è crollata. E non è bastato il rimbalzo di ieri per stoppare il panico che si sta allargando nelle città. Davanti ai negozi si stanno formando lunghissime code davanti a molti negozi, al punto che sembra di essere tornati agli ultimi tempi dell’Unione Sovietica.
I russi cercano di fare una corsa contro il tempo per conservare il valore dei loro risparmi acquistando apparecchi elettronici, automobili, ma anche profumi francesi e champagne. La banca centrale ha annunciato interventi «illimitati» per difendere la valuta russa e, dato che le riserve spendibili ammontano ancora a più di trecento miliardi di dollari, i mercati hanno dato un certo credito a questa dichiarazione. In più il governo ha coinvolto tutte le grandi società che esportano e che sono indebitate all’estero (basti pensare che Rosneft, da sola, ha quaranta miliardi di dollari da ripagare) per imporre un coordinamento degli esborsi.
Così a seguito del crollo di martedì, quando si è arrivati a 80 rubli per un dollaro e a cento per un euro, il cambio è sceso a 61 contro il dollaro e a 76 contro l’euro. Ma non basta.
Infatti, per i cittadini comuni questo modifica di poco la situazione, dal mento che anche il futuro appare incerto. Le cifre ufficiali parlano di una lieve recessione per il prossimo anno; tuttavia i tecnici si aspettano un calo del prodotto interno attorno al 5%, se non di più. Un rublo più basso dovrebbe favorire la produzione interna, ma il problema è che in Russia si produce ben poco.