L’Italia non può assolutamente permettersi di sforare il 3% nel rapporto deficit/pil dal momento che si ritroverebbe a pagarne le pesanti conseguenze. Questo è il giudizio formulato successivamente agli incontri con Rehn e con tutta la Commissione Ue dal ministro uscente dell’Economia Fabrizio Saccomanni. Il ministro intervenendo a Bruxelles ha ribadito che le prime nefaste conseguenze si abbatterebbero sull’Italia in termini di credibilità per gli investitori ma successivamente ci sarebbe anche il rischio di incorrere in pesanti sanzioni.
Saccomanni si è poi soffermato sui risultati che l’Italia ha guadagnato in questi ultimi dieci mesi, senza pensare di infrangere il tetto del 3% come invece viene ipotizzato in questi giorni.
Oltre alla fine della recessione Saccomanni ha spiegato che per il nostro Paese potersi finanziare con un tasso al di sotto del 2% si configura come un risultato incredibile senza precedenti nella storia.
Questi risultati sarebbero stati ottenuti proprio in virtù di quelle politiche d’austerità che dovrebbero essere ancora perseguite.
Il nuovo esecutivo lo farà? Saccomanni, che ha ribadito di non aver ricevuto chiamate per prendere parte al nuovo esecutivo, non ne è sicuro ed ha sottolineato però che una eventuale richiesta sarebbe posta al centro di un’attenta riflessione.
Saccomanni ha poi simpaticamente chiuso il suo intervento a Bruxelles con una battuta, visto che a chi lo salutava con un “arrivederci come ministro” ha replicato di non sapere ancora quale sarà il suo destino perché la moglie sarebbe contraria.
Rimane, però, interessante riflettere su questo bilanciamento tra debito e Pil in previsione futura sia in Italia che in Europa.