Saipem volatile a piazza Affari. Dopo aver iniziato la seduta in rialzo e aver toccato un massimo intraday a 10,81 euro, il titolo ha accelerato al ribasso ed è stata sospesa con un calo teorico del 2,94%. Alle 10:18 il calo si era ridotto al 2,76%.
Secondo gli operatori finanziari più importanti l’azionista di riferimento Eni potrebbe vendere una quota del 20% al Fondo Strategico Italiano (Fsi). Seguirebbe poi un aumento di capitale.
L’affaire Saipem, relativo alla vendita e al conseguente aumento di capitale si configura come il dossier più caldo e potenzialmente più importante che sarà chiamato a gestire il gran capo operativo del Fondo Strategico Italiano, Maurizio Tamagnini. Perché? Perché se l’operazione dovesse realmente concretizzarsi, si tratterebbe di un investimento di notevoli dimensioni.
“L’operazione permetterebbe di raggiungere il duplice obiettivo di diluire Eni sotto il 30%, con conseguente deconsolidamento di Saipem, e alla societa’ di ingegneria di abbattere considerevolmente il debito, consentendo un successivo accesso diretto al mercato del debito”, commentano gli analisti di una primaria casa d’affari.
Gli analisti appariono divisi sulle conseguenze dell’operazione. Mentre Banca Akros ritiene improbabile il lancio di un aumento di capitale da parte di Saipem, che sarebbe sottoscritto sia da Eni che dal Fsi, perché la cosa annullerebbe almeno in parte i benefici per l’Eni della cessione del 20% al Fondo Strategico, altri ritengono che l’aumento avrebbe comunque luogo. IL che, unitoi a un’operazione di finanziamento mtramite debito, potrebbe diluire gli utili per azione dei prossimi anni di circa il 30%.