Troppo. Assolutamente troppo elevato il livello di sfruttamento del lavoro minorile in Italia, sia in termini di quantità che di ‘qualità’. Parliamo ad oggi di ben 260mila minori sfruttati lungo la Penisola.
In media, si tratta di più di uno su venti, con età inferiore ai sedici anni. Ciò si evince dall’indagine sul lavoro minorile in Italia, messa a punto dall’associazione Bruno Trentin e da Save the Children in attesa di approfondire il tema durante la giornata mondiale contro il lavoro minorile.
Il fenomeno, agevolato dalla crisi economica, è molto diffuso nelle province del Meridione e sulle isole.
Sono 260.000, dunque, i minori costretti a lavorare, nello specifico per ragioni di natura familiare (povertà dei genitori) e per via di un rapporto non positivo con la scuola.
Inoltre, sono ben trentamila i 14-15enni a rischio di sfruttamento. Tutti ragazzi che fanno un lavoro pericoloso per la loro salute, sicurezza o integrità morale, lavorando di notte o in modo continuativo, con il rischio reale di compromettere gli studi e di saltare il riposo necessario. Questi i ‘risultati’ più allarmanti della ricerca.
Il fenomeno del lavoro minorile contempla anche coloro che hanno meno di undici anni (0,3%), malgrado l’incidenza aumenti con l’aumentare dell’età (3% dei minori 11-13 anni).
La vetta di quasi due su dieci minorenni sfruttati (18,4%) si raggiunge tra i 14 e 15 anni, età di passaggio dalla scuola media a quella superiore.