Putin ostenta sicurezza, ridicolizza le sanzioni internazionali che gli vengono imposte, ma qualcosa inizia a scricchiolare. Principalmente perché si tratta di economia e finanza, le uniche armi che l’Occidente ha usato.
Il Financial Times, dice che i manager e finanzieri più vicini al presidente hanno accusato il colpo delle sanzioni imposte dagli Usa, con le banche e gli investitori stranieri veloci nel rivedere i loro rapporti in Russia e la veloce svalutazione delle partecipazioni detenute da alcuni degli oligarchi più ricchi del Paese.
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Torbjorn Tornqvist, il numero uno di Gunvor, la quarta maggior società di trading di petrolio al mondo, in cui Putin aveva investimenti personali, ha detto che il gruppo ha subito un ribasso del suo valore perché le banche hanno avviato un ripensamento sull’opportunità di continuare a concedergli finanziamenti. Tornqvist ha spiegato che Gunvor “può sopravvivere”, ma ha riconosciuto che gli ultimi giorni sono stati di forte tensione.
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Mastercard e Visa hanno interrotto i loro servizi di pagamento verso Bank Rossiya, la sola compagnia riportata nella lista di sanzioni di Washington. Decisione analoga è giunta da Western Union. Gunvor non era nella black list, ma il suo co-fondatore Gennady Timchenko si e ha deciso di cedere le sue quote per proteggere la società; ma il rendimento sulle obbligazioni Gunvor è andato fino al 12,1%, dal 7,4% precedente. Novatek, il secondo produttore di gas in Russia, ha visto sbriciolare 2,5 miliardi di valore dopo che le sue azioni sono scese dell’8%. Per la Borsa russa e il rublo, comunque, l’ultima settimana è stata di ripresa nel loro complesso.