Le aziende fanno fatica a tirare avanti, ma non solo quelle piccole. Anche le grandi realtà internazionali soffrono degli effetti della crisi che ha fatto scendere l’assicella dei guadagni e alzare quella delle spese. A pagare di questa situazione i lavoratori che sono i primi a cadere nella lotta per la sopravvivenza aziendale.
La prossima grande azienda che si vedrà costretta a tagliare sul personale è la Siemens, che ha annunciato che entro la fine del prossimo anno saranno tagliati ben 15.000 posti di lavoro, in una operazione di contenimento dei costi pari a 6 miliardi di euro. Un terzo dei posti di lavoro saranno tagliati in Germania – 2.000 posti di lavoro dell’unità industriale e 1.400 tagli nel business delle infrastrutture e dell’energia – mentre il resto dei tagli sarà distribuito nelle altre sedi dell’azienda sparse per il mondo.
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L’obiettivo della Siemens è quello di arrivare alla fine del 2014 con un massimo di 370 mila dipendenti.
Tra le cause di questa crisi che ha colpito un colosso come la Siemens oltre alla crisi economica generale va menzionata anche la concorrenza del mercato: aziende come General Electric e ABB propongono lo stesso tipo di prodotti a prezzi più bassi e, visto che il prezzo delle materie prime è in continuo aumento, l’unico modo per contenere i costi e mantenere così i prezzi bassi è tagliare sul personale.
Una luce di speranza arriva dall’affare da 968 mila dollari che la Siemens potrebbe concludere con la Saudi Aramco.