Per Snam è un lunedì ‘nero’. In Borsa le azioni sono al ribasso dopo le decisioni dell’Authority relative allo stoccaggio del gas. Il titolo dell’azienda guidata da Carlo Malacarne non ha fatto prezzo in apertura. A metà mattinata ha ceduto invece il 10,86% a 3,8420, dopo aver fatto registrare un tasso pari a 3,8040 euro, che è il minimo dal dicembre 2013.
Secondo gli ‘addetti ai lavori’, la caduta è (come accennato) da ascrivere a una decisione dell’Autorità, pubblicata venerdì scorso, relativamente alle tariffe per il triennio 2015-2018 concernenti lo stoccaggio di gas, che vale per il 15% dell’Ebit societario.
I broker non hanno dubbi:
L’autorità ha stabilito che il parametro di remunerazione resterà fisso per tre anni dopo un primo anno di variabilità. In sostanza, il regolatore vuole fare leva sugli attuali rendimenti bassi dell’obbligazionario quanto prima e quanto più a lungo possibile, legando la remunerazione al tasso del benchmark decennale. La sorpresa negativa, nella decisione, secondo il broker estero, è rappresentata dall’assenza di aggiustamenti periodici legati all’inflazione assunta. In pratica, supponendo che il rendimento del benchmark decennale italiano rimanga sui livelli attuali (2,35%), dal 2016 al 2018 la remunerazione dello stoccaggio scenderà al 4,6% dal 6% reale, al lordo delle imposte, del prossimo anno.
Cosa farà ora Snam? C’è chi sostiene che attuerà una strategia lobbistica per contrastare la decisione. Nel contempo, Credit Suisse amplia il discorso e ritiene che la decisione sulle tariffe del gas sia negativa per tutto il comparto.
Per Snam, intanto, essa comporterà rischi di taglio significativo degli utili a partire dal 2016.
Credit Suisse mette in evidenza che l’assunto utilizzato dal regolatore (un’inflazione all’1,5%) è congruente con l’obiettivo di medio termine del governo, ma significativamente superiore ai livelli attuali.