Se è vero che a livello locale e regionale ci si affida a strumenti definiti dai governatori, si veda il reddito di dignità pugliese, è vero anche che a livello nazionale soltanto l’1 per cento della spesa pubblica è riservato alle famiglie e allora proprio alle famiglie, e in particolare a quelle in difficoltà, bisogna pensare intensamente.
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Come spiega un comunicato dell’Adnkronos, il welfare italiano non aiuta le donne che lavorano a far nascere e crescere i figli. E nemmeno le aiuta a trovare e a mantenere un lavoro. Lo evidenzia uno studio dell’Osservatorio sull’imprenditoria femminile curato dall’Ufficio studi di Confartigianato e presentato a Roma, alla Convention di Donne Impresa Confartigianato, che rappresenta le 359.500 imprenditrici artigiane attive in Italia.
La spesa pubblica per la famiglia, pari a 16,5 miliardi, spiegano gli autori, è appena l’1% del Pil, a fronte degli interventi per gli anziani che, tra pensioni e spesa per la salute, corrispondono al 20% del Pil. In pratica, per 1 euro speso a favore della famiglia se ne dedicano 20 agli over 65.
Secondo lo studio di Confartigianato, infatti, per le donne tra 25 e 44 anni senza figli il tasso di attività lavorativa è dell’82,1%, ma scende al 63% per le donne della stessa età con figli, con un gap di oltre il 19%. Segno che lo Stato non offre quei servizi che consentono alle madri di conciliare il lavoro con la cura della famiglia. Infatti, il 42,7% delle madri occupate segnala di avere difficoltà a coniugare l’attività professionale con gli impegni familiari.
E per la cura dei figli si affidano soprattutto a reti di aiuto informale con il 51,4% dei bambini con meno di 2 anni accudito dai nonni, mentre il 37,8% frequenta un asilo nido. La baby sitter viene scelta come modalità di affido prevalente soltanto dal 4,2% delle madri lavoratrici.