Sorgenia è riuscita a far sì che non ci fosse la la rottura di cassa, grazie a interventi mirati che sono stati posti in essere sul capitale circolante, ma nonostante ciò il negoziato tra Cir e le banche in merito alla ristrutturazione del debito della società energetica resta bloccato, con gli istituti che continuano a mettere a punto uno schema, il cosiddetto piano B, per poter riuscire a rilevare il controllo senza l’apporto degli attuali azionisti (la holding della famiglia De Benedetti e Verbund). Proprio negli ultimi giorni, Rothschild (advisor degli istituti di credito) avrebbe accelerato nella raccolta delle adesioni delle 21 banche creditrici per porre in atto un piano più aggressivo, in cui è prevista la conversione di 600 milioni di debito in eccesso (su 1,9 miliardi) in azioni e strumenti partecipativi.
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Un progetto questo che le banche stesse, per mezzo di due recenti lettere inviate a Cir e a Sorgenia, hanno già «minacciato» anche se il dubbio di alcuni addetti ai lavori è che questo possa rappresentare anche uno strumento per sbloccare il negoziato, ad oggi fermo in una fase di stallo.
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Cir, nel comunicato diffuso, ha tenuto a precisare che Sorgenia sta negoziando una rimessa in vigore dell’operatività bancaria, dal momento che il pressoché totale congelamento delle linee di credito sta penalizzando in modo inesorabilmente negativo il business della società. È plausibile che nei prossimi giorni, tra Sorgenia e le banche possa esserci un confronto in merito, anche perchè le dismissioni in vista (a partire dal fotovoltaico) prolungheranno l’autonomia finanziaria della società e, con essa i tempi del negoziato.