Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, nell’audizione alla commissione parlamentare per la Semplificazione di Camera e Senato ha detto “Il nostro e’ un fisco punitivo, complicato e incerto, che assoggetta l’impresa a migliaia di adempimenti e altrettanti controlli”. > Pagati 15,7 miliardi per i debiti della Pubblica Amministrazione
“Ma tutto questo e’ servito a contrastare l’aggiramento degli obblighi fiscali? I numeri ci dicono di no”. “Allora – aggiunge – bisogna operare in modo diverso per sanare piaghe inaccettabili del nostro Paese”. – “L’Italia e’ un paese ormai da anni ostaggio di una burocrazia soffocante, che assorbe le energie vitali di imprese e cittadini e ne distoglie tempo e risorse da impieghi piu’ produttivi”. Squinzi si augura che si lavori per “invertire la rotta che altrimenti ci portera’ alla deriva e poi al naufragio”. “Non voglio soffermarmi qui su dati e classifiche che ogni anno stilano le piu’ prestigiose organizzazioni internazionali – prosegue Squinzi – le analisi condotte individuano nella complicazione burocratica una delle principali cause dello svantaggio competitivo dell’Italia nel contesto europeo e nell’intera area Ocse. Svantaggio che sento pesante ogni giorno sulla mia pelle di imprenditore.
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Attendere anni un’autorizzazione per avviare una nuova attivita’ o per ampliare uno stabilimento vuol dire impedire a un’impresa di nascere e crescere, di creare nuovi posti di lavoro e contribuire al benessere di una comunita’ e del Paese”. Dal 2000 a oggi “delle svariate disposizioni che dovevano portare al risultato della ‘burocrazia zero’ nessuna e’ stata attuata in via amministrativa”. La “corsa alle norme” e’ diventata “sport nazionale”; “presi da una sorta di horror vacui, si regola ogni aspetto della vita quotidiana di imprese e cittadini, come se il riconoscimento di un minimo di liberta’ possa portare a chissa’ quali abusi”.